Per l'intera documentazione si veda:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.671337526278677.1073741829.142132109199224&type=1
L'Archivio è stato ufficialmente presentato nella sede della Soprintendenza Archivistica per la Toscana,
sita nell'antico Palazzo Neroni a Firenze,
dal nipote Gianni Greco,
davanti a un folto e commosso pubblico,
il 29 novembre 2013.
Per la documentazione dell'evento:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.563347303744367.1073741828.142132109199224&type=1
PAOLINA NON SE LO SAREBBE MAI ASPETTATO:
UNA TESI DI LAUREA
SU DI LEI
Il presente Archivio, pubblicato online, ha attirato l'attenzione di due professoresse universitarie, la dott.ssa Monica Dall'Asta dell'Università di Bologna e la dott.ssa Cristina Jandelli dell'Università di Firenze, autrici tra l'altro di vari saggi sul cinema muto e le sue dive, che hanno scoperto Paolina attraverso le nostre appassionate ricerche.
Si sono a loro volta appassionate dopo aver esaminato di persona i documenti dell'Archivio, e la dott.ssa Dall'Asta ha suggerito a una sua allieva, Valeria Veronica Mazza, di Genova, proprio Paolina come oggetto della sua Tesi di Laurea in
"Storia delle teorie del cinema".
Dopo un adeguato periodo di approfondimento, durante il quale abbiamo fornito alla laureanda ogni assistenza e molto materiale che non compare nell'Archivio online, la Laurea è stata conseguita col massimo dei voti nell'Anno Accademico 2012-2013.
Titolo della Tesi:
PAOLA PEZZAGLIA GRECO
PIONIERA DEL CINEMA IN ITALIA
ATTRICE, SCENEGGIATRICE E DONNA NUOVA
La dott.ssa Valeria Veronica Mazza, coinvolta emotivamente in modo ammirevole nella vita di Paolina, merita tutti i nostri complimenti.
La sua opera è racchiusa in un sontuoso volume di grande formato di oltre 300 pagine fra testo e immagini, che ha trovato un posto d'onore nel nostro Archivio, arricchendolo col frutto di ulteriori ricerche e interessanti considerazioni.
La bravissima neolaureata ha dichiarato che Paolina l'ha molto aiutata a superare momenti difficili della propria vita.
Esattamente come ha fatto con chi ha creato questo Archivio.
COME PAOLINA
MORTA A FIRENZE NEL 1925
DIVENTÒ UNA PULEDRA
IN NUOVA ZELANDA NEL 2006
Quello che non ti aspetti, da Paolina puoi sempre aspettartelo.
Frugando nel web abbiamo appreso che qualcuno ha pensato bene di dare il nome Pezzaglia a una cavalla da corsa figlia della giumenta Paolino. Il che è tutto dire.
Lo si apprende dal seguente articolo, che, facendo un po' la storia della nostra Paolina, racconta l'origine del nome dato alla promettente puledra:
Ed ecco un altro articolo neozelandese che si diffonde sulle qualità della puledra Pezzaglia:
Pezzaglia
Pointed at Desert Gold
14
JAN 2010 Pezzaglia
(High Chaparral x Paolino, by Housebuster) gave Pencarrow
back to back wins today at Te Rapa when she accelerated from a seemingly impossible
position to win the Technical Welding Services (1200m).
The win was her second from just three starts with
all of her victories thus far having been over the same course and distance.
Ridden for the first time today by James McDonald,
Pezzaglia settled behind midfield in running and by the time the field turned
for home she looked in an unenviable position with a wall of horses either
side.
Tough as a tiger Pezzaglia made her own room and
with 50m to run still looked too far off the favourite Siem Reap (Bertolini)
who had lead as he liked and kicked in the straight.
Pezzaglia proved a class above however and dive
bombed on the line to score by a nose in a beautifully patient and well timed
ride by New Zealand’s champion jockey.
Her superiority has connections aiming her talent
towards competing against Katie Lee next in the Group 3 Desert Gold Stakes at
Trentham on 30 January, the seventh event in the ten-race New Zealand
Bloodstock Filly of the Year Series.
Pezzaglia is out of Group 2 winner Paolino
(Housebuster), herself a half-sister to 2000 NZB Filly of the Year Sarwatch
being out of the Riverina Charm, a four time Group 1 winner.
Pezzaglia, bred and raced by Pencarrow, will be
represented by a yearling half-brother at Karaka 2010 in the Pencarrow Stud
draft. The bay colt by O’Reilly, Lot 86, is also a full-brother to Listed
juvenile winner Mirandola, while his close relatives include leading Singapore
sprinter Noble Manor (Stravinsky), and last season’s Group 1 Queen of the Turf
Stakes winner Neroli (Viscount).
Pencarrow Stud manager Leon Casey says of the
O’Reilly yearling:
“This attractive colt is sure to be well sought
after at the sales. Correct and mature he has developed into an eye catching
individual, very typical of the best members of this family”.
La vita agonistica della brava cavalla Pezzaglia ebbe però una breve durata: nei due anni scarsi di attività vinse varie corse avviandosi a una luminosa carriera, ma nel 2010 fu coinvolta in una caduta in cui riportò la frattura di una zampa. Per fortuna la sua scuderia, Te Akau, nota per il buon trattamento riservato ai propri cavalli, invece di abbatterla la fece curare: le fu inserito un perno metallico per saldare la frattura, e così Pezzaglia poté sopravvivere, ma ovviamente non fu più in grado di correre. Venne di conseguenza adibita alla riproduzione, continuando i suoi giorni serenamente in compagnia di vogliosi stalloni. Ma se al nome corrispondesse anche il carattere, come Paolina la brava puledra avrebbe preferito mille volte correre.
2014. NUOVA EDIZIONE DE
"LA SIGNORA DELLE CAMELIE":
PAOLINA C'È
Interprete nella sua breve vita di oltre cento lavori teatrali, a Paolina viene riconosciuto un merito sacrosanto in pieno Terzo Millennio: nei cenni biografici di Alexandre Dumas Figlio, all'inizio di una nuova edizione libraria de
"La signora delle camelie", è lei che viene indicata come
"efficace interprete delle sue opere",
nonché
"attrice socialmente avanti sui tempi".
Qualcuno ha capito tutto.
UN ARTICOLO DEL 2015 INCORONA PAOLINA COME ICONA TEATRALE DE "LA CENA DELLE BEFFE"
"Il Corriere della Grisi", un sito specializzato nella critica musicale, ha esaminato in un articolo le tre versioni del celebre dramma "La cena delle beffe": teatrale, musicale e cinematografica, citando le tre artiste che nei rispettivi settori hanno dato maggior significato al lavoro di Sem Benelli. Per il teatro è stata scelta Paolina, per la lirica il soprano Carmen Melis e per il cinema Clara Calamai, rimasta famosa per aver mostrato in quel film il primo seno nudo del cinema italiano.
Paolina quindi assurge a icona drammatica teatrale 90 anni dopo la morte, a propria insaputa, riemergendo sempre più dall'ombra che avvolge (sempre meno) la sua memoria.
2015: PAOLINA COMPARE IN UNA POESIA DI AMBER TAMBLYN NEL LIBRO "DARK SPARKLER"
Paolina è davvero più viva che mai nel Terzo Millennio: l'attrice e poetessa statunitense Amber Tamblyn l'ha inserita nella sua basilare poesia dedicata alle attrici morte giovani che conclude il suo libro "Dark Sparkler", un vero manifesto della sua poetica. In tale appassionata lirica l'autrice elenca moltissimi nomi di attrici più o meno famose, tutte morte sotto i 40 anni, e Paolina è l'unica attrice italiana citata, se si eccettua Vincenza Armani, una protoattrice veneziana del '500, quando l'Italia non era ancora una nazione. Così Paolina, indicata come Paola Pezzaglia perché così era accreditata nel cinema, si trova nella stessa poesia con Marilyn Monroe.
|
Nella presentazione di questo video (qui non apribile)
però in verità si esagera: la poesia in questione
è dedicata a molte attrici morte giovani,
non solo (ma anche) a Paolina,
che vi si trova in eccellente compagnia.
Prendiamo però atto del trattamento di riguardo
che le ha riservato l'estensore della didascalia. |
IN UN ARTICOLO DEL 2016
SI RIEVOCA UN
ANEDDOTO DI PAOLINA
In Sicilia a quanto pare se ne ricordano ancora,
eppure successe nel 1913.
In questo articolo di Donatella Pezzino
del 27 settembre 2016 si narra il leggendario
changement de rôle di Paolina
al Teatro Sangiorgi di Catania.
PAOLINA IN 7 LIBRI DI ADA NEGRI
Nel 2017 sono state rieditate sette opere di Ada Negri, e nell'introduzione di ognuna è citata Paolina.
PAOLINA SU YOUTUBE
Il 15 agosto 2017 il dark artist 66Mircea ha pubblicato un video su Youtube contenente 7 foto di Paolina riprese dal nostro Archivio:
https://www.youtube.com/watch?v=_V73wW3zjkI
Ma 66Mircea non si è fermato lì: ecco un secondo video in cui cita Paolina:
UNA TARGA COMMEMORATIVA DI PAOLINA
NEL CENTRO DI FIRENZE
Il 13 settembre 2017 in Via Faenza, 12, a Firenze, dove Paolina visse i suoi ultimi anni e morì, l'Amministrazione Comunale della Città del Giglio ha posto una lapide commemorativa, scoperta durante una cerimonia ufficiale in cui il Comune era rappresentato dall'Assessore alla Toponomastica.
La targa in marmo, riportante le seguenti parole:
IN QUESTA CASA MORÌ
PAOLINA PEZZAGLIA GRECO
(1886-1925)
ATTRICE DI TEATRO
E DI CINEMA
CHE LEGÒ A FIRENZE
GLI ULTIMI ANNI
DELLA SUA ARTE
è stata inaugurata con lo scoprimento da parte della trisnipote Emma, di 11 anni, e i discorsi del nipote Gianni Greco e dell'Assessore Andrea Vannucci.
IL DISCORSO DI GIANNI GRECO
(Tono discorsivo, tutt'altro che istituzionale, con riferimenti all'allora ritenuto anno di nascita di Paolina, il 1889, in seguito appurato essere il 1886)
Buongiorno. Grazie di essere venuti qua, grazie al Comune di Firenze: l’Assessore Vannucci, il dottor Alaimo che si è molto prestato. Noi si parla sempre di quello che non va a Firenze, no? E io anche spesso su internet, su Facebook... Però ho trovato una collaborazione, una disponibilità da questa gente… cioè, da queste persone istituzionali, che quasi non mi aspettavo. Questa è una persona bravissima (indicando l’Assessore), l’ho conosciuto, amore a prima vista, e Paolina ha potuto avere la sua targa. (Applauso). Allora, Paolina era mia nonna, però dire nonna a me rimane difficile, perché lei ha 36 anni, e io ho più del doppio della sua età, quindi il nonno sono io, e Paolina è la nipotina. Insomma, la chiamerò Paolina, è il suo nome del resto. Era una donna piccola di statura, ma grande sullo schermo e sul palcoscenico. Fin dall’età di 3 anni e mezzo lei inchiodava le persone alle poltrone dei teatri. Bene: una cosa bella è che lei mi abbia aiutato, da morta – perché io non l’ho mai conosciuta, ovviamente, è morta nel 1925 – quando 10 anni fa esattamente ho avuto un momento di problemi: moriva mia madre, avevo problemi col mio lavoro alla radio, mi stavano facendo delle carognate. Uscivo da Radio Blu dove avevo fatto 25 anni di grandi trasmissioni, e tutto stava andando male. Io cosa feci? Presi questa donnina, i documenti che erano in casa, e cominciai a studiare la sua vita e a tirar su un Archivio. E mi ha aiutato moltissimo, come se fosse una persona viva. Anzi, le persone vive ti aiutano meno, perché hanno i loro problemi. Una persona morta tu la puoi usare, anche per farti aiutare in certi momenti. E quindi Paolina mi ha aiutato. In questi 10 anni l’Archivio di Paolina è diventato importante, ed è stato riconosciuto dallo Stato, anzi, qui presenti ci sono anche le persone che mi hanno coadiuvato in questo, i funzionari della Sprintendenza Archivistica della Toscana. E ci sono due motivi per cui lo scoprimento di questa piccola targa è importante. Perché: la memoria. Cioè, la memoria è una cosa importante, nessuno muore se lo si ricorda. Ma noi siamo abituati a dimenticare tutto. Lei era un’attrice. Gli attori, per esempio: noi ricordiamo quelli di oggi. Quelli di ieri già questi ragazzi se li sono dimenticati, dell’altro ieri non se ne parla. Facendo queste ricerche io ho scoperto un mondo meraviglioso di persone fantastiche, di attori meravigliosi, grandi, completamente dimenticati. Allora, lo scoprimento di questa targa è importante perché dice: è memoria. Questo rappresenta anche tutti gli altri. Perché Paolina Pezzaglia Greco chi l’ha sentita nominare? Poi piano piano però attraverso il mio Archivio è diventata famosa anche in Nuova Zelanda, negli Stati Uniti, c’è stato un sacco di riscontri. Ecco, quindi la prima cosa è la memoria, e qui Paolina rappresenta una schiera di personaggi che meriterebbero le targhe e tante altre cose, ma non ce l’hanno e sono completamente dimenticati. La seconda cosa importante è che è una donna. Allora voi guardatevi in giro, non solo a Firenze, andate dovunque, in tutte le città possibili e immaginabili: quanti nomi di strade, quante targhe commemorative trovate a nomi femminili? Non dico nessuna, qualcosa c’è, ma quasi nulla, quasi nulla. Cioè, in questo campo il maschio è ancora imperante, in assoluto. E allora questo è un altro motivo di soddisfazione, perché Paolina è una donna, e c’è una targa che ricorda una donna, non sempre lo stesso personaggio maschile. Quindi ci sono dei motivi di soddisfazione per me che sono il nipote e perché ho tirato su tutto questo Archivio, tutto questo ricordo, ma anche per tutto un mondo che è dimenticato e che dovrebbe essere ricordato. Allora, quindi ognuno, anche se ha un nonno che faceva l’idraulico, che so, e non era famoso, non aveva fatto niente di particolare, per la memoria si faccia un Archivio in casa, un Archivio personale. Fatevi qualche cosa, perché più ricordate più ricorderanno voi, perché voi avete ricordato quelli di prima e così via. Noi discendiamo da loro, quindi è importantissima la memoria, è importantissimo che le donne abbiano qualche riconoscimento, e io sono felice di aver fatto scoprire questa targa alla discendente più piccola, cioè, non proprio la più piccola, ma insomma una delle più piccole discendenti, che è la mia nipotina Emma, poi là c’è anche Nina, che non ce l’ha fatta a venire. Nina è più piccola, vuoi venire Nina? No, niente, si vergogna. Ma è bellissima… Oh, quindi è una bella cosa che la targa sia stata scoperta da una discendente di ora proprio tra le più piccole. Beh, a questo punto io son contento, e vorrei, prima di passare la parola all’Assessore Vannucci, che non è solo Assessore allo Sport, ma anche alla Toponomastica, che secondo me è una materia molto importante… Allora, lo facciamo un applauso bello forte a Paolina? Dai, forza! (Applauso). Ne ha presi tanti di applausi nella sua vita, tanti, ha recitato sempre, dall’età di 3 anni e mezzo fino a 36, ma questo si fa sentire. Quindi io passo la parola all’Assessore Vannucci che ha la sua da dire. Il giovane Assessore. Prego!
IL DISCORSO DELL'ASSESSORE VANNUCCI
Facciamo un altro applauso, dai! (Applauso). Grazie davvero a tutti voi che siete qua e che rendete il giusto merito a Paolina e onorato con la vostra presenza un momento come questo. Io mi aggancio a quello che è stato appena detto, e aggiungo anche un terzo motivo per cui era importante per l’Amministrazione Comunale autorizzare questo tipo di riconoscimento per il quale ringrazio ugualmente tutti gli uffici che come al solito lavorano celermente per dare seguito poi alla decisione assunta. Mi riaggancio poi alla memoria, perché a me qualche anno fa mi chiesero: te ti ricordi i nomi di battesimo dei tuoi quattro, non bisnonni, quelli prima, come si chiamano? (Interviene Gianni Greco: Trisnonni). Trisnonni… Io nelle parentele non sono bravissimo. Ecco, non me ne ricordavo manco uno, manco uno. Feci un test in una sala in cui eravamo in venti persone, e nessuno si ricordava il nome di non due generazioni, due generazioni e mezzo prima di noi. Quindi evidentemente il voler lasciare un passaggio di testimone così importante dalla trisnonna alla nipote è un modo per mettere davvero in contatto le generazioni facendo riflettere chi c’è oggi su chi c’è stato prima, su quello che ha fatto chi c’è stato prima. Mantenere quindi un legame con quello che appunto è rappresentato molto bene dal concetto di memoria. Memoria che può essere collettiva, ma la memoria collettiva non è altro che la somma di tante memorie individuali e personali. Rispetto al tema della donna ovviamente noi stiamo cercando di… non sopperire, ma comunque sia di riconoscere alle donne che nella loro esistenza hanno avuto un’importanza per la vita della nostra città, per la vita del nostro Paese, per la vita del nostro mondo, un riconoscimento di carattere toponomastico, con una targa, vuoi con un’iscrizione commemorativa, vuoi con l’indicazione di un toponimo sullo stradario della nostra città. Perché pensiamo che davvero su questo dobbiamo fare tanti passi avanti, e quindi ogni passo in quella direzione è un passo verso la direzione giusta. Io aggiungo anche un terzo argomento, perché c’è piaciuta da subito l’idea di mettere una targa in onore di… in ricordo di Paolina. Ed è il riconoscimento, lei attrice di teatro, ma attrice anche di cinema, che forse è stata l’arte che maggiormente ha rivoluzionato il ‘900, appunto l’arte cinematografica. Nella nostra città mancano nelle scritte commemorative come nei toponimi riferimenti a chi attraverso l’arte cinematografica ha contribuito a formare la cultura del secolo scorso. Quindi mi piace che questo possa essere uno dei primi passi sempre verso una direzione, sempre verso la direzione che riteniamo essere quella giusta. E allora appunto grazie prima di tutto a Paolina e grazie alla famiglia che ci ha sottoposto questa istanza e ce l’ha sottoposta con tanta passione, con tanta documentazione e più che altro con tanto amore. Quindi insomma l’istituzione non può fare che quanto in suo potere, quanto più possibile per dare seguito nel più breve tempo possibile alla richiesta che nasce dal cuore, che nasce appunto dall’esigenza di salvaguardare questi tre aspetti fondamentali: la memoria, il ruolo delle donne e a mio modo di vedere anche il ruolo dell’arte cinematografica, con quella che è stata tutta la cultura del ‘900. E se noi non ricordiamo chi è che ha mosso i primi passi all’interno di quest’arte non riconosciamo a quest’arte il valore che ha avuto. Quindi davvero grazie per essere qui oggi, grazie per averci portato qui oggi, e anch’io mi unisco nel chiedere un grande applauso per Paolina, perché se lo merita.
(Applauso, durante il quale Gianni Greco interviene: E oggi è il compleanno di Paolina: 128!).
L’ultima cosa che mi piace sottolineare: noi siam fiorentini, i fiorentini sono molto orgogliosi delle proprie origini, ma sono più orgogliosi forse di quei grandi personaggi che non avendo avuto la fortuna di nascere a Firenze scelgono Firenze per trascorrere la propria esistenza. Ecco, secondo me questo tipo di fiorentini merita un riconoscimento ulteriore, perché tra virgolette è facile nascere a Firenze e innamorarsi di Firenze, è quasi impossibile non farlo, è anche abbastanza facile innamorarsi di Firenze arrivando da fuori, però scegliere Firenze proprio luogo del mondo per dedicare a questa città la propria vita, in questo caso la propria arte, è un qualcosa che merita davvero gratitudine. Evviva Paolina ancora una volta! (Gianni Greco: Grazie! Grazie!). (Applauso).
La cerimonia dello scoprimento della lapide di Paolina è stata ripresa dalla RAI, che ne ha fatto un servizio per il TGR, comprendente anche qualche immagine di questo Archivio:
Una nutrita documentazione dell'evento si trova qui:
2017: L'UNIVERSITÀ DI EDIMBURGO
RACCONTA IN UN LIBRO L'IMPROVVISATA ESIBIZIONE DI PAOLINA NELLE VESTI DI GIANNETTO NE "LA CENA DELLE BEFFE" DEFINENDOLA UNA PERFORMANCE TRANSGENDER
2018: PAOLINA ENTRA NELL'ENCICLOPEDIA DELLE DONNE
Nel giugno 2018 la prestigiosa Enciclopedia delle Donne ha accolto la voce "Paolina Pezzaglia Greco" affidandone la redazione a Gianni Greco.
Corredata da tre foto e un breve manoscritto, la voce si può leggere qui:
2018: ANCORA RICORDATO IN UN ARTICOLO L'EXPLOIT DI PAOLINA
NELLE VESTI DI GIANNETTO MALESPINI NEL 1913
In Sicilia non se ne sono ancora scordati: dopo quello del 2016 ecco un altro articolo in cui si rievoca quella volta che al Teatro Sangiorgi di Catania...
Ne parla il Sicilian Post proprio nel giorno in cui tornano da Gorizia le nostre pellicole, restaurate e digitalizzate (si legga la bizzarra vicenda nel capitolo LE PELLICOLE DEL "MISTERO").
14 LUGLIO 2018:
PAOLINA IN MOVIMENTO
Dopo nove mesi di "gestazione" è finito il restauro delle pellicole di proprietà dell'Archivio presso il Laboratorio La Camera Ottica di Gorizia, e il materiale torna in sede in originale e digitalizzato.
In seguito a questo evento, eccezionale in quanto si tratta delle uniche immagini in movimento che possono attualmente vedersi di Paolina, l'Archivio ha creato il Canale Youtube Pezzaglia Greco, inserendoci alcune piccole fotostorie di Paolina e, soprattutto, un video contenente il prezioso materiale cinematografico finalmente visibile, pubblicato il giorno 13 settembre 2018 in occasione del 132° compleanno della nostra attrice.
Il Canale Youtube Pezzaglia Greco:
PAOLINA E L'IMPRESA DI SUO FIGLIO
Nell'ottobre 2018 la rivista "Giornale Pop" ci ha invitato a scrivere un articolo su Paolina, e noi l'abbiamo fatto scegliendo di narrare l'iniziativa di Ruggero, suo figlio, volta a ricercare alcuni dei personaggi che l'avevano conosciuta per averne da loro un ricordo della madre. L'argomento è già oggetto del 3° capitolo di questo Archivio, ma abbiamo voluto allargare il discorso partendo dalle dichiarazioni dei vari personaggi per "dipingere" un ritratto di Paolina, che esce fuori vivido e attuale.
L'articolo, corredato da molte foto, è uscito il 21 ottobre 2018.
Eccolo:
PAOLINA ALL'UNIVERSITÀ
Il 23 novembre 2018
Gianni Greco è stato invitato,
insieme alla professoressa Cristina Jandelli dell'Università di Firenze,
a tenere una relazione nell'ambito del
workshop internazionale
"Che cos'è lo spazio del performer?"
all'interno del Polo Universitario
"Città di Prato".
I due relatori hanno parlato sul tema:
"La valigia dell'attrice come spazio della memoria - Il caso di Paolina Pezzaglia".
Nel corso del suo intervento Gianni Greco
ha mostrato alcuni oggetti provenienti dall'Archivio Pezzaglia-Greco,
concludendolo con la proiezione del video
delle uniche immagini finora conosciute di Paolina in movimento.
La sala, gremita di professori e studenti,
ha molto apprezzato, prestando il massimo interesse e anche sorridendo molto.
Qui di seguito la trascrizione integrale dei due interventi, con alcune immagini di quello di Gianni Greco fortunosamente ottenute da una fotocamerina appoggiata sul tavolo, che ne ha anche registrato l'audio, non risultandoci esservi state fonti ufficiali di documentazione audiovisiva dell'evento.
RELAZIONE LETTA DALLA PROFESSORESSA
CRISTINA JANDELLI
Paolina Pezzaglia, che oggi qui vi presento insieme a suo nipote, Gianni Greco, è un’attrice straordinaria. Non ne parlo al passato per un motivo preciso. Perché lo è qui, oggi, molto più di quanto non lo sia stata in vita. Mi spiego. La sua carriera, di fatto ordinaria all’epoca in cui recitava, per il teatro soprattutto, ma poi anche per il cinema, dal primo decennio del Novecento e poi lungo gli anni Dieci e il primo quinquennio dei Venti, somiglia a quella di tante altre professioniste che, in Italia, calcavano i palcoscenici fino dalla più tenera età: a quattro anni un ammiratore scrisse un copione per lei dopo averla vista recitare e questo – a mio avviso – è il segnale più evidente di un precoce talento che si sarebbe dimostrato massimamente eclettico ma non sufficiente per darle, in vita, un adeguato riconoscimento.
E perché, allora, fu ordinaria all’epoca ed è straordinaria oggi? Per un motivo essenziale e dirimente: la cura con cui è stata conservata la sua memoria. Prima è intervenuto il figlio, che ha intervistato i suoi compagni di lavoro, dai grandi capocomici ai vari testimoni oculari delle sue performance; poi ha passato il testimone al nipote, qui presente, che ha fatto un’opera certosina e instancabile di disseminazione, anche telematica, dei documenti e delle prove tangibili della sua professionalità facendosi in prima persona promotore di varie iniziative. Grazie a Gianni Greco l’Archivio Pezzaglia-Greco è ufficialmente parte degli archivi della Soprintendenza Archivistica della Toscana; grazie a lui una targa ne commemora, in via Faenza a Firenze, la morte avvenuta nel 1925; quel che resta delle sue esibizioni nel lascito familiare è stato per sua volontà digitalizzato, montato e inserito ad accesso libero su Youtube (quattro minuti che vi mostreremo al termine dell’intervento). Ma Greco non è ancora soddisfatto: desidererebbe – giustamente – che la Cineteca Nazionale restaurasse la copia, per quanto lacunosa, del suo unico film superstite, La capanna dello zio Tom del 1918, produzione della Italo-egiziana Film Torino, tratto dal romanzo di Harriet Beecher Stowe, con la regia di Riccardo Tolentino. Il restauro della copia in possesso della Cineteca Nazionale, vale la pena ricordare, è condizione indispensabile per mostrare il film in pubblico e dunque ridargli vita come è accaduto di recente ad altre opere italiane mai censite prima nelle filmografie ufficiali (penso a Umanità di Elvira Giallanella del 1919 che ha iniziato ad esistere solo qualche hanno fa ed è stato celebrato in una moltitudine di occasioni nella ricorrenza del centenario della Grande Guerra). Gianni Greco ha ancora un altro progetto su di lei: intitolarle una via. In questi ultimi anni sono state fatte battaglie significative nell’ambito della toponomastica femminile. Ci sono buone speranze che la sua ostinazione possa dare frutti anche su questo fronte.
Oggi vi presenteremo lo spazio della memoria della performer Paolina Pezzaglia che è una valigia, il più simbolico fra gli oggetti del lavoro dell’attore, il segno della sua erranza, della sua vita nomade, di una professione spesso ardua da ricostruire. Non è il suo caso: i dati documentali di questa vita che si dipanò circa un secolo fa sono presenti a sufficienza per ricomporla e ciononostante restano una condizione necessaria ma non sufficiente per un’analisi complessiva, come vedremo. La valigia di Paolina Pezzaglia Greco contiene lacerti delle memorie di un’intera esistenza ed è stata custodita come uno scrigno dall’erede che ha provveduto a conferire al suo contenuto anche un’esistenza digitale su Youtube, su Facebook e su Wikipedia. Provare a digitare “Paolina Pezzaglia” su Google per credere.
Ma quello della famiglia non è l’unico intervento decisivo per trasformare questa personalità pubblica da ordinaria a straordinaria. Il secondo incontro che permette di parlare qui, oggi, dell’attività artistica di Paolina Pezzaglia come di un fatto non unico nel suo genere, ma particolarmente significativo per la storia del cinema, è la cura scientifica di cui si sono incaricate alcune studiose, parte attiva di una grande rete di ricerca internazionale: sto parlando della comunità digitale agglomerata attorno al portale Women Film Pioneer Project. Il progetto è stato promosso da Jane Gaines della Columbia University di New York, per l’Italia da Monica Dall’Asta dell’Università di Bologna, ed è in libera consultazione su Internet (https://wfpp.cdrs.columbia.edu/).
All’inizio degli anni Duemila è infatti iniziata, nell’ambito degli studi sul primo cinema (il periodo muto che comprende il primo trentennio della sua storia, dalle origini all’avvento del sonoro), una ricognizione a livello internazionale sulle donne che fecero parte delle prime industrie creative legate al cinema. A questo proposito lasciatemi ricordare un volume che, appena pubblicato, è già oggetto di un ampio dibattito internazionale, Pink-slipped. What Happened to Women in the Silent Film Industries? di Jane Gaines, edito per i tipi della University of Illinois Press. Qui l’autrice e coordinatrice del progetto internazionale problematizza in modo assai vasto, sia in termini storiografici che di filosofia della storia, il contributo femminile all’industria cinematografica partendo dalle sue origini. Fu un periodo segnato dalla presenza di tante donne attive nel comparto produttivo in ogni luogo del mondo a plasmare gli anni strategici della prima produzione per poi ritirarsi, farsi da parte fino a scomparire nel periodo della sua istituzionalizzazione, in modo così esteso da porre un interrogativo storico di rilievo a cui non si è ancora in grado di dare una risposta. Poi, a partire dagli anni Settanta, la presenza femminile è riapparsa nel dibattito teorico ma è rimasta assente dalla ricerca storiografica, perché la Feminist Film Theory negò valore alle indagini empiriche. Così fu rinviato ancora il setacciamento certosino degli archivi che è il dono del nuovo millennio. Il portale Women Film Pioneer Project, che ha già accolto e progettato la voce biografica di Paolina Pezzaglia, in questi ultimi anni ha riportato in vita personalità artistiche misconosciute in una maniera così estesa da farci interrogare, oggi, su una possibile sopravvalutazione del fenomeno.
Abbiamo detto della cura (il lavoro della famiglia Pezzaglia Greco), del dono (le attenzioni scientifiche internazionali riservate alle pioniere in ambito cinematografico), e ora resta da spendere qualche parola sulla restituzione: quella che Paolina Pezzaglia oggi fa della sua esistenza comparendo, insieme agli oggetti che le sono appartenuti e alle immagini delle sue performance, qui in questo workshop.
Si tratta di una restituzione ancora incompleta perché un’analisi accurata della sua carriera teatrale non è stata ancora compiuta. In preparazione delle ricerche per la rete di studi internazionali, alla produzione cinematografica dell’attrice è stata dedicata dall’Università di Bologna una tesi di laurea che ha sistematizzato, oltre alle fonti provenienti dall’Archivio Pezzaglia-Greco, nuovi documenti provenienti dal Museo del cinema e da altri fondi delle cineteche italiane. Si è inoltre proceduto con il vaglio testuale di una sceneggiatura da lei scritta che andrà a far parte del corpus internazionale delle scritture femminili mai divenute film. Ma, come si evince dai documenti in nostro possesso, il lavoro di interprete teatrale fu assai più ampio e significativo di quello cinematografico che fu sempre occasionale nella sua carriera. Si può dire, addirittura, che sia una figura a due facce, corrispondenti ad altrettanti nomi. Da una parte Paolina Pezzaglia Greco, l’attrice figlia e moglie d’arte che, dopo varie esperienze in compagnie prestigiose come quella di Dina Galli, ottenne nella stagione 1911-1912 un contratto da prima attrice con la Compagnia Teatrale di Ermete Zacconi e che fu anche la “scopritrice” di Enrico Viarisio; dall’altra Paolina Pezzaglia (senza l’appendice maritale), nome accreditato nell’industria cinematografica italiana degli anni Dieci.
Per saldare queste due presenze femminili in una, e dunque restituire nella sua ampiezza la figura artistica della performer e riconsegnarla integra al suo contesto storico-spettacolare, occorrono altre cure, doni e restituzioni che solo gli studiosi e le studiose di teatro possono compiere con i necessari strumenti analitici ed ermeneutici. A loro in particolare è rivolto questo odierno intervento a due mani.
|
La professoressa Cristina Jandelli, il professor Stefano Mazzoni,
che presiedeva, e la spagnola Carmen Gonzalez-Roman
durante la sua relazione, che precedeva la nostra.
Foto "rubata" da Gianni Greco dalla sua postazione.
|
RELAZIONE DI GIANNI GRECO
Apparecchiatura:
Davanti, aperto, un grande portafoto d'epoca richiudibile in cuoio con tre foto di Paolina. Dietro, nascosti, gli oggetti che mano a mano saranno estratti come da una valigia virtuale per mostrarli al pubblico, e soprattutto la statuetta di Paolina, che farà la sua comparsa verso la fine tra la sorpresa di tutti, e anche del relatore, sorpreso dalla sorpresa.
Senza testo, parlando a braccio, in tono discorsivo
(i riferimenti all'età di Paolina sono sempre in base all'anno di nascita allora ritenuto corretto, il 1889, in seguito appurato essere il 1886):
Grazie, grazie, ha colpito proprio nel segno Cristina Jandelli. Io volerò molto più basso.
1913, Catania, Teatro Sangiorgi. Si dà “La cena delle beffe”. Paolina è vestita da Ginevra e il primo attore, che deve fare Giannetto Malespini, ha un malore, sta male, non può recitare. Che succede allora? Succede che Paolina si toglie il costume di Ginevra, si mette quello di Giannetto e fa Giannetto Malespini, che tra l’altro è anche una parte abbastanza difficile. È un successo enorme, anche la stampa ne parla, e da quel momento Paolina volle fare solamente Giannetto durante “La cena delle beffe”. Non fece mai più Ginevra. Questo per dire che tipo era questa signora.
Un altro esempio: appunto, su Viarisio. 1916, lei aveva una sua compagnia e vede questo ragazzo, molto giovane, Enrico Viarisio, che poi avrà una carriera brillante, e gli fa firmare il primo contratto teatrale della sua vita. Questo ragazzino arriva nella compagnia, è alle prime armi, però che succede? Il primo attore improvvisamente questa volta sparisce, non si presenta nemmeno. E Paolina che fa? Dice: «Te, Enrico, fai tutte le parti maschili in commedia.» E questo fu l’inizio rocambolesco di Enrico Viarisio. Ecco, tanto per dire che Paolina pretendeva molto da se stessa, ma anche dagli altri.
Paolina era mia nonna, ora però chiamarla nonna a me resta un tantino difficile, perché lei è molto giovane, lei ha 36 anni, e io più del doppio, quindi potrei essere io il suo nonno. E quindi non mi viene di dire nonna. Paolina e basta, come la chiamerò e l’ho sempre chiamata. Del resto lei è nata in un anno particolare: 1889. L’anno della Tour Eiffel. L’anno in cui nacque Charlie Chaplin. In cui nacque anche Adolf Hitler... Tutte persone o comunque cose che dovevano mettersi in mostra, bene o male. Quale miglior anno per un attore che nascere in quell’anno lì, 1889, e per lei, che iniziò a recitare a tre anni e mezzo? No? Tra l’altro il mio bisnonno, suo padre, era un gobbo, un gobbetto, piccolo e gobbo. Allora dicevano “gibboso”. Così, di conseguenza, lei viene piccina, e rimane piccina per tutta la vita, la vedrete poi in un video. Viene messa sulla scena a tre anni e mezzo dallo zio Angelo Pezzaglia, che era un capocomico di compagnie molto popolari, “da arena”, per così dire. E improvvisamente, subito subito, ebbe successo. Immediatamente, e perché? Perché sembrava che avesse recitato da sempre, ancora prima di nascere. Questa bambina sapeva come muoversi, e si prendeva tutto il suo spazio... lei non conosceva la parola “performer” probabilmente, ma se ne stava già prendendo lo spazio. Lei ricevette tante critiche meravigliose. Io ho molti articoli, e dicono soprattutto che aveva una dizione perfetta, una voce stupenda e una grande naturalezza, che credo sia una bella dote per un attore, specialmente a quei tempi. Per lei scrivevano già allora dei copioni. Ecco, noi abbiamo deciso di portare oggetti invece di farli vedere virtuali.
Questo è un copione che s’intitola “La bimba prudente”, 1893. È dedicato a lei, dedicato a Paolina, ecc. ecc. E questo è il manoscritto, l’originale. 1893: in quell’anno lei compiva 4 anni, e già scrivevano per lei. Anche monologhi. Per esempio, “Paolina nell’imbarazzo”: questo era un monologo che era bravissima a recitare. Oppure si può andare nel 1901 quando a Monza si fecero grandi cerimonie perché era passato un anno dal giorno in cui uccisero il Re Umberto I, proprio a Monza. Era il 1901. E chi fu scelta per essere la voce ufficiale di questa manifestazione così importante? Paolina. Per lei scrissero l’ode “XXIX Luglio”, che era il giorno in cui fu ucciso il Re, e lei la declamò nella solenne occasione. Tutto questo significa qualcosa. Significa molto. Tutte queste cose ci arrivano da articoli, ritagli... Ecco, questo è l’album di Paolina, c’è scritto sopra Paolina Pezzaglia, dove sono raccolti articoli, ritagli di giornale da cui si apprende quanto lei fosse brava. Questo va dal 1893 al 1897. Oh, ma, intendiamoci bene, Paolina non era la prima volta che si vestiva da uomo sulla scena quella volta del 1913, già lei lo faceva da bambina, per esempio ne “I due derelitti”, un drammone francese di Decourcelle, che andava per la maggiore all’epoca.
Ecco qui due foto di scena che sono interessanti per due motivi: il primo perché c’è la Paolina, qui, nella parte di Fanfan, che è il protagonista assoluto, il derelitto più piccolo. Ma poi c’è il derelitto un po’ più grande, che è l’altro, il comprimario, diciamo, e anche questo è una femmina. Ma lo sapete chi è questa? Questa è Lyda Borelli, la famosa Lyda Borelli, che diventerà una diva.... (Interviene Cristina Jandelli) «Abbiamo la conservatrice qua, studiosa...» Conservatrice di?... «Fondazione Cini.» Bene, guarda, sono a conservare le cose qui, io conservo tutto... Lyda Borelli iniziò, come dice anche un libro di Antonio Cervi, “Senza maschera”, con Paolina Pezzaglia, quasi all’inizio della sua carriera, lei aveva due anni e mezzo in più. E queste sono foto molto rare, perché indubbiamente la Borelli siamo abituati a vederla molto fatalona, no?, mangiauomini e così via. (Jandelli) «Ma questa è rarissima, eh...» Era giovanissima, perché era ancora una bambina. (Jandelli) «Queste devi farle vedere a Maria Ida.» Gliele posso passare. (Jandelli) «Sì, a Maria Ida Biggi.» Ecco qua. (Passo le foto alla signora Biggi) Queste sono foto direi abbastanza rare, anzi, direi uniche. Non credo ce ne siano molte altre.
Oh, dunque: Paolina era molto avventurosa. A lei bastava recitare, non importa dove, lei andava dovunque. A 13 anni Bianca Iggius, che aveva una compagnia che recitava a Barcellona, in Spagna, aveva bisogno di un’amorosa giovanissima. Chiamò Paolina. Paolina cosa fece? A 13 anni prese e partì da Milano - perché Paolina era milanese... Parte da Milano e va a Barcellona da sola a recitare, e anche con un bel profitto, a leggere i vari articoli. Poi va in Egitto, ad Alessandria d’Egitto, poi va a Tunisi, poi va in Svizzera, in Slovenia e in tutta l’Italia isole comprese. Se le fa tutte. Come frullavano gli attori in quel periodo! Io studiando la cosa son rimasto stupefatto, perché erano tanti, le compagnie tantissime, giravano continuamente, e cambiavano spesso anche compagnia, una cosa meravigliosa, devo dire.
Nel 1906 entra nella compagnia di Dina Galli, e lì incontra l’amore della sua vita, che sarebbe mio nonno Antonio Greco. Anche lui come faccio a chiamarlo nonno? Mi è morto a 29 anni. Una disperazione in questa famiglia, 29 anni... Lei 36, lui 29, da parte di padre non ho avuto antenati troppo longevi, ma finora sono sopravvissuto, spero di aver preso dal ramo materno in questo. Insomma, nel 1908 Paolina e Antonio si sposano, lei è incinta, ha 18 anni, e tra le altre cose ricevono da Roma un regalo dalla compagnia di Dina Galli, di cui sopravvive il biglietto di accompagnamento, questo, in cui ci sono tutte le firme dei componenti la compagnia, Dina Galli in testa, c’è quella di Guasti, di Almirante, che era molto amico di Paolina, e tante altre. La cosa bella è che loro non lavoravano più in quella compagnia, e il fatto di aver ricevuto un regalo dagli ex compagni significa che avevano lasciato un ottimo ricordo.
Nello stesso anno 1908 nasce il figlio di Antonio e Paolina, Ruggero, cioè mio padre. Questo bambino ovviamente Paolina se lo portava dietro nei suoi spostamenti, e se era necessario lo buttava in scena, quando serviva un bambino, penso che fosse una cosa normale. Ma lo spazio del performer è anche quello delle camere d’albergo dove via via nei loro continui spostamenti gli attori andavano a dormire. E dove metteva a dormire il suo bambino Paolina? Faceva così: apriva un cassetto del cassettone e lo metteva lì. Questo me lo ha sempre raccontato mio padre: dormiva nei cassetti. Spero aperti...
Il culmine della carriera teatrale di Paolina fu quando nel 1911 fu prim’attrice di Zacconi, che allora era il non plus ultra, il massimo. Ecco, qui ho il contratto, firmato e controfirmato con quattro firme da Ermete Zacconi. C’era anche Antonio, li aveva presi tutti e due, solo che lui guadagnava la metà di lei. Non sarà stato proprio contento, povero Antonio. Lui era un bravissimo attore, un brillante, brillava, ma non fu mai primo attore, lei invece fu sempre prim’attrice, protagonista nata. Andò così: la prima attrice di Zacconi era sua moglie Ines Cristina Bagni in Zacconi, ma per una stagione si ritirò, non è mai stato chiaro il perché: motivi di salute, fatti di corna... chissà? Così Zacconi aveva bisogno di una prima attrice. Qualunque attrice dell’epoca avrebbe firmato col proprio sangue un contratto con Zacconi, ma lui chi scelse? Scelse Paolina. Ci sarà un perché.
Nel 1914 per Paolina arriva il cinema, col “Fornaretto di Venezia” di Luigi Maggi, “La capanna dello zio tom” e altri film. Ecco alcune foto di scena. Qui vediamo Paolina molto femminile (non faceva solo parti maschili...). Nel “Fornaretto” interpretava Sofia, l’amante, qui è insieme a Umberto Mozzato. Ecco un’altra foto del “Fornaretto di Venezia”, e questa invece è della “Capanna dello zio Tom”, lei è a cavallo, in una scena di massa, eccola qui. Non si fermava davanti a nulla. C’è una scena in cui cade da cavallo, ma lei cadeva da cavallo senza controfigura, faceva tutto da sé.
In quegli anni si dette anche alla scrittura di sceneggiature, e qui ce n’è una che è arrivata fino a noi. Questo è il manoscritto originale di suo pugno, firmato Paola Pezzaglia, perché per il cinema volle chiamarsi Paola. Il titolo è “Genio malefico”, una sceneggiatura che è stata letta anche da Cristina Jandelli e molto apprezzata sia da lei che dalla professoressa Monica Dall’Asta, che si è detta entusiasta, perché non si aspettava una scrittura così perfetta. Io quando presi in mano per la prima volta il manoscritto pensai che fosse un copione teatrale, ma poi vidi che c’erano le didascalie, e capii che si trattava di un film. Un film muto, ovviamente. Ma il “Genio Malefico” di Paolina non fu mai girato. Però sarebbe molto bello poterlo realizzare oggi, proprio nello stile dei film muti di una volta. Non sarebbe mica male...
E poi ci fu “Il mistero dei Montfleury”, di cui vedremo tra poco qualche immagine. La casa di produzione Aquila Film lo presentò come “La Film Italiana Gigante”, perché allora si diceva “la film” e non “il film”. Gigante perché era composto da 4 film, 4 lungometraggi, uno dei primi serial italiani. I film potevano essere visti anche singolarmente, erano a se stanti, ma costituivano 4 parti di una stessa storia, e in tutti c’è Paolina nella parte di Biribì, un ragazzo di strada, ancora una parte maschile, scelta immagino per la sua bassa statura e la sua disponibilità a scene d’azione, si prestava bene. Era il 1918.
Prima di entrare nel merito di questo film però voglio raccontare un fatto personale emblematico di Paolina. Lei nel 1920 ebbe un’altra figlia, frutto di un nuovo amore. Era vedova da sette anni, e si innamorò sempre di un attore, solo che lei all’epoca aveva 30 anni e lui... 18. Era così Paolina, era avanti, non seguiva le convenzioni. Una differenza di 12 anni anche oggi può fare sensazione, figuriamoci nel 1920! Ma lei se ne fregava, ha sempre dato la precedenza all’amore. I due non si sposarono. A quel punto lei si trasferì a Firenze e lasciò libero il padre di sua figlia di farsi una vita, una carriera. Lui in seguito emigrò in Argentina dove diventò un importante regista cinematografico. Si chiamava Luis Mottura, e tra le altre cose realizzò per il cinema “Filumena Marturano” un anno prima del suo stesso autore, Eduardo De Filippo, battuto sul tempo.
A Firenze Paolina morì nel 1925 di polmonite, ed eccola qui Paolina. (Tiro fuori da dietro le foto esposte la statuina, un vero colpo di teatro. Il pubblico mostra una grande sorpresa di cui a mia volta resto sorpreso). Non ve l’aspettavate, eh? Questa statuetta le fu fatta proprio nell’ultimo anno della sua vita, ed è l’ultima immagine che abbiamo di lei. Perché Paolina recitò fino alla fine. Leggo sul fondo: “A Paolina Pezzaglia per serata d’onore, 1925, ecc. ecc.”. Qui è ritratta nella scena madre de “La nemica” di Dario Niccodemi, un drammone... (A quel punto l’organizzatore del workshop Siro Ferrone, seduto in platea, mi richiede la statuina, vuole tenerla in mano, io esco dalla cattedra e gliela porgo). Oh, mi raccomando però, non me la faccia cascare, eh... La statuetta è molto bella, e fu realizzata dalla Zaccagnini, famosa fabbrica di ceramiche artistiche, perché i due fratelli Zaccagnini facevano parte della compagnia che Paolina aveva formato a Firenze, la “Compagnia Italiana di Prosa, diretta dall’esimia artista Paolina Pezzaglia”. Si potrebbe istituire un premio teatrale dando ai vincitori la statuetta di Paolina, tipo Oscar...
Ma torniamo al “Mistero dei Montfleury”. La casa di produzione dichiarò che la lunghezza dei quattro film era di 8000 metri, quindi davvero “una” film gigante. Ma sapete quanti metri sono sopravvissuti, quanti ne sono rimasti? 5 metri e 48 centimetri su 8000! E sono quelli che aveva Paolina, che le furono dati per ricordo all’epoca, forse scarti di montaggio, e che, conservati da mio padre, sono arrivati fino a me. 8 piccoli spezzoni, 8 brevissime scene che io ho fatto digitalizzare proprio quest’anno, nel centenario, e che tra poco vedremo. Sono 18 secondi, solo 18 secondi, quello che resta di 4 film... ma io ci ho fatto un video di 4 minuti. Ho inserito delle didascalie in stile film muto e ripetuto le scene più volte a velocità normale, poi al rallentatore, slow motion, in modo da poterle vedere bene e non perdere alcun particolare.
Confesso che prima di vedere Paolina in movimento temevo che mi avrebbe deluso, che si lanciasse in movimenti esagerati come di solito si vede nei film muti, ma, al contrario, mi è invece piaciuta molto, ho trovato il suo modo di muoversi del tutto personale, diverso dagli altri. Per esempio: voi per indicare voi stessi come fate? (Indico me stesso con l’indice e poi anche col pollice). Così, no? Ehi, dici a me? Dici a me? Sono stato io... Te lo dico io... Ecco, Paolina nella prima scena che vedrete, che è un discorso muto molto accalorato, alla fine indica se stessa in questo modo (accosto la mano sinistra al fianco con l’indice ricurvo verso l’alto), con l’indice sinistro sulle costole, o sulla milza... Un modo direi innaturale, sembra, e non so se fatto per scena o perché fosse un suo modo abituale. Comunque una gestualità del tutto particolare e diversa. Poi la vedrete mentre sta per salire su una corda, poi tra due giganti, lei piccolina mentre intercede per uno di loro, che è Ettore Piergiovanni, gigantesco suo partner nel film. Nella scena della caverna degli zingari si muove proprio da maschio abbassando la testa (imito il modo). Poi seguono altre scene rapidissime.
Credo che Paolina fosse proprio unica e brava, e meriterebbe di essere riscoperta. Io l’ho definita la più grande attrice sconosciuta del mondo.
(Mi fanno giustamente segno di concludere: i nostri interventi sarebbero dovuti durare 20 minuti complessivamente, e io ho sforato alla grande, di almeno 10/15 minuti, e manca ancora il video).
Bene, per concludere io voglio porgere un ringraziamento a Paolina e ad Antonio, perché è grazie a loro che anch’io sono stato un performer per 40 anni tra musica, radio, televisione e spettacoli dal vivo. Grazie al sangue che mi hanno trasmesso. Grazie! Facciamo un applauso a Paolina!
(Applauso).
(Parte il video. Alla prima comparsa delle didascalie intervengo brevemente) Scusate, ma l’ho scritto in inglese, mi sono montato la testa...
|
L'immagine-simbolo del tema affrontato:
"La valigia dell'attrice come spazio della memoria -
Il caso di Paolina Pezzaglia". |
QUALCUNO S'INVENTA CHE PAOLINA FU LA PRIMA
"SIGNORA DELLE CAMELIE"
Può succedere anche questo. In un articolo uscito il 27 dicembre 2018 su "Il Sud Online", giornale indipendente del Mezzogiorno, si attribuisce a Paolina il primato cronologico nelle interpretazioni di Margherita Gautier, "La Signora delle Camelie". Ignoriamo da dove sia stata attinta questa informazione, che per quanto ne sappiamo non esiste da alcuna parte, essendo del tutto falsa. Paolina fu, sì, una grande interprete in quel ruolo, ma non certo la prima.
Riportiamo le precise parole, estratte dall'articolo, in cui si fa la recensione di una recente edizione teatrale del dramma di Dumas:
La Bargilli in questa interpretazione è stata strepitosa tanto da ricordare quella di Paola Pezzaglia, la prima a calcare il palcoscenico con questo personaggio, il suo incedere elegante sulla scena la fa apparire vestita anche quando è in deshabillè.
A parte l'impossibilità di fare confronti tra le interpretazioni delle due attrici a meno che l'estensore dell'articolo non sia un viaggiatore nel tempo, gli consigliamo di informarsi meglio prima di scrivere, e già che c'è di dare anche una ripassatina agli accenti francesi.
Per leggere l'articolo:
2020: PAOLINA SI COLORA
Una grande operazione di restyling ha interessato tutte (o quasi) le foto presenti nel nostro Archivio, che sono state restaurate e colorizzate da un appassionato della storia di Paolina, Gabriele Diana. Il risultato di questa bella iniziativa, che niente toglie, anzi molto aggiunge al fascino delle immagini in nostro possesso, è visibile qui:
17 dicembre 2020:
a 95 anni dalla morte di Paolina
il nostro Archivio pubblica su Facebook un video di Gabriele Diana in cui alcune sue foto di scena passano dal bianco e nero al colore.
Visibile qui:
2021: IN UN LIBRO LE VICENDE DI ANTONIO IN ARGENTINA
Proprio da questo nostro Archivio la scrittrice Paola Biribanti ha tratto le notizie utili a integrare la storia di Filiberto Mateldi inserendovi le vicende che convinsero Antonio Greco ad abbandonare la tournée teatrale bonaerense del 1913 a causa della presenza dello stesso Mateldi. Siamo stati lieti di collaborare con la suddetta scrittrice, che nel libro non trascura l'esistenza di Paolina. Siamo presenti in toto o in parte in 8 delle pagine del volume.
NEL 2021 CAMBIANO MOLTE DATEE INFORMAZIONI
Un appassionato della storia di Paolina e del suo mondo, nonché di genealogia, Marco Guerrieri, ci ha fornito un grande numero di atti ufficiali relativi ai personaggi di cui ci occupiamo, provenienti da Comuni, Parrocchie e Archivi di Stato, dandoci un panorama ampio ed esauriente della loro vita. Questo, se ha migliorato e arricchito enormemente il nostro patrimonio di informazioni, ci ha altresì costretti a correggere alcuni nostri errori indotti da una documentazione finora frammentaria e poco affidabile. Per esempio, abbiamo scoperto con piacere che Paolina ha vissuto tre anni in più di quanto credevamo, ma la correzione dei dati sull'enorme mole di materiale prodotto ci ha impegnati non poco, non riuscendo peraltro a rimediare a tutto, sia perché non tutto dipende da noi che per motivi di fedeltà storica a certi nostri interventi precedenti. L'importante, comunque, è che questo Archivio sia vivo e in continua evoluzione.
I dati estesi e aggiornati si trovano qui:
2022
PAOLINA SBARCA A NEW YORK
SI TIENE UNA CONFERENZA SU DI LEI
ALLA COLUMBIA UNIVERSITY
"From Pauline to Paolina:
The Mystery Case of
Paolina Pezzaglia Greco,
Italian Serial Queen"
LA RELAZIONE DELLA PROFESSORESSA
MONICA DALL'ASTA
2 giugno 2022
I’m very glad to be here and have an opportunity to present what stands out as one of the most exciting findings of the last few years in the field of Italian silent cinema. The figure of Paola Pezzaglia Greco was indeed perfectly unknown until 2007, just a name in the credits of a few lost films. No picture of her had ever been seen and no information was available about her professional trajectory.
This changed in 2007, what her grandson, Gianni Greco, unexpectedly found a small suitcase in which Paolina had gathered the souvenirs of her life: photographs, letters, newspaper clippings and even a few film fragments.
This brought just in front of our eyes a figure that can easily be confronted with the more popular figures of American serial queens. This explains my title, from Pauline to Paolina, although I won’t really present a comparison between the two figure and even if there is no proof that Pezzaglia’s acting as a serial interpreter was in any way inspired by Pearl White and her films. But beyond the purely accidental coincidence between their names, the retrieval of Pezzaglia’s film heritage offers a brilliant example of a dynamic, even athletic performing style that emerged at the same time as the American serial queens, whose popularity was as huge in Italy as elsewhere. In this perspective, the recovery of this lost figure offers new hints to approach the serial queens phenomenon as an international trend in silent film production.
The story of this recovery began in 2007 when Pezzaglia’s grandson, Gianni Greco, stumbled into this suitcase, forgotten into an old cabinet. There was no memory of this ancestor in his family, for Pezzaglia had died at a young age, in 1925, when she was just 34, after losing her first husband, Gianni’s grandfather, the actor Antonio Greco, already in 1913. Opening the suitcase then revealed a whole new memory world not just for the family, but also for the history of Italian cinema, for as we will see among the souvenirs preserved and passed on by Paolina there were documents that helped draw from obscurity a few films that were known just by their title and that turned out to be particularly interesting, not least because of Paolina’s quite unique acting performances.
The single most precious finding were three small strips of film stock from a 1918 serial in four episodes, showing Paolina in different attitudes and actions as one of the serial’s leading characters. Then there were photographs, notes, written records of public events, advertising materials, and even a screenplay.
All this brand-new documentation allowed to reconstruct a very prolific career, which saw Pezzaglia treading the stages across the country with different companies since a very early age before trying her luck in the film industry in Turin starting in 1914. Grown-up in a theatrical family -- his uncle Angelo was an actor and a manager, her father a theatrical barber – she is recorded for the first time on a stage at the age of six, in 1902.
Here you have Paolina’s filmography as far as it was possible to reconstruct so far. I want to emphasize again that most of the findings, including the record of Paolina’s participation in the last of these films, uncredited in all the official filmographies of Italian silent cinema, are the result of Gianni Greco’s invaluable research efforts. Starting from the content of Paolina’s magical suitcase, Gianni has gathered a significant number of new information and documents, which now compose a fascinating small archive in which a family memory comes to enrich the history of Italian cinema. The filmography he has helped dig out offers a hint to what can be surmised to be one of the reasons behind the brevity of Paolina’s career. As you can see, most of her films were shot around 1918, that is, in a period that saw Italian cinema in the middle of a very harsh crisis. Indeed, many of the films shot in this period never reached the screens or obtained distribution only on a local base. Considering that all the films in which Paolina is known to have had a role were produced by minor, independent companies, and the paucity of reviews and advertising to these film in period magazines, it can be speculated that these titles too might have been among the victims of this unfortunate period in the history of our national cinema.
Here I wanted to provide a recap of Paolina’s biography. As you can see, after the critical period of national cinema, which extended up to at least 1921, she wouldn’t have much time left anyway to attempt a comeback to the screens. She died in 1925 after giving life to a second child, a daughter, with Luigi Mottura, himself an actor who was 15 years her junior.
What is really impressive in Paolina’s career is the versatility of her acting skills. Here for example, we see her embody, veristic-style in 1910, The daughter of Iorio, the leading character of a popular play by Gabriele D’Annunzio. 1914 saw her cinematographic debut in a film seemingly shaped in the manner of the film d’art, The little baker of Venice. The film is lost, but the survived images show her perfectly at ease playing a side role as an aristocratic young lady. A very different role, for sure, from those she played in 1918. In Uncle Tom’s Cabin, for example, she exhibited a very dynamic acting style that doesn’t go without reminding of the American serial heroines. A fragment of the film preserved at the Cineteca Nazionale has never been restored and remains invisible, so the only available documentation is from the images found in Paolina’s suitcase, which Gianni Greco has reworked in this little video. I find this and the other videos made by Gianni with the materials in his archive, some quite interesting attempts not only to popularize Paolina’s work, but also to apply digital technologies to the presentation of early cinema sources
The analogies with the heroines of American silent serials come across as even more obvious in The mystery of the Montfleury family, a chapterplay that sported a rather different format from its American counterparts, being composed of just four, feature-length and partially independent episodes. Although already 28 years old, Paolina appeared in the role of an adolescent male rascal, Biribi, who performed as the story’s rescuing hero at several points in the narrative. She was seen climbing a rope, performing a circus attraction, swimming, and even defeating a mighty opponent, a circus strongman, through physical confrontation. Practically all what is known of this serial was brought into light only after the discovery of Paolina’s suitcase. In addition to a series of promotional booklets, which allowed to reconstruct the narrative …
… and the recovery of the serial’s literary source, we can now watch Paolina in movement thanks to the precious small strips of film that were found in the suitcase.
No less extraordinary is the re-emergence of a scant, but really exceptional documentation concerning a mysterious film that from the recovered images comes across as really unique in the context of the production of Italian silent cinema. Le peripezie dell’emulo di Fortunello e dei suoi compagni is one of the very few Italian silent films adapted from early 20th century comics.
More precisely the film was inspired by a favorite of early century comics, Happy Hooligan, whose adventures were published from 1910 in Italy in the “Corriere dei piccoli” youth magazine. Ironically renamed Fortunello, the little happy one, the character remained very popular for several decades and even inspired one of Italy’s most brilliant actors of all times, Petrolini, to create his own surrealistic, grotesque version of the character, first brought on stage in 1915 and later immortalized in his 1930 film Nerone.
Everything about this film is shrouded in mystery: there is no mention of it in period magazines and practically nothing is known about the director, except that he had previously played in minor roles in some of the films produced in Turin by the Ambrosio company. But the surviving images bring the evidence of an utterly original film, imbued with a grotesque flavor that, although perhaps inspired by Petrolini’s own freakish rendition of the character, also appears to offer a kind of modernized, transcultural version of the centuries-long tradition of Commedia dell’arte. But what is most striking for us is the quite incredible transformation of Paolina, her transfiguration, by means of her costume and make-up, into a sheerly cartoonish figure.
But more exciting surprises are in store as we delve into the context of this film. Proving the rule, by now well confirmed, that when you find a woman, you always find more women around her, we come to find out that the production company behind this quite unique specimen of cinematographic imagination was Cléo-film, a female-led company founded in 1918 in Turin by the acclaimed actress Mary Cléo Tarlarini. An ambitious woman of character, said to have been a lesbian, Tarlarini had already established herself as one of the first film stars, and someone even says the very first star, of Italian cinema before opening her own company, with which she produced six films between 1918 and 1919. She was the forefront personality at the second more important production company in Turin, Ambrosio, where she collaborated with other quite sprightly women like Maria Caserini, Gigetta Morano, and Fernanda Negri-Pouget. And it was possibly through Tarlarini that Paolina would get in touch with the mysterious Mary Letty, another brand-new discovery that we owe to Gianni Greco.
In a rare article in a period newspaper, Mary Letty, the leading actress in Muoio per lei! (I die for her), one of the films played by Paolina in 1918, was also credited for writing the film’s screenplay and said to be working to finalize another “ambitious” script for her next feature. Again, we need to highlight how these women’s “desire to make their own movies”, as Jane Gaines has characterized the active investment of so many forgotten women in the early film industry, was bound to be frustrated by the harsh financial crisis that laid the foundations for a deep restructuring of the Italian film industry. And again, we need to acknowledge how during the 1920s, in Italy as abroad, the remarkable number of women who had tried their hand in film direction, screenwriting and production during the 1910s were written out the industry as this restructuring was taking place. Could Paolina be among the women who began dreaming to make their own films at a wrong time in film history?
An undated, handwritten screenplay found in Paolina’s suitcase seems to indicate that she actually was. The story is a typical melodrama focused on a young woman, Paola, who sports several traits that may recall the American serial queens: she is a skilled horse rider, defends herself from male aggressions by engaging in physical struggles, and is curious about technology and mechanics. It is impossible to say at this point, and we will probably never know, whether Paolina came to draft this story after the example of Mary Letty, with whom she played again in 1921 in her last film shot in Naples, “The stupid’s man revenge”, or whether she was in any way inspired by Tarlarini’s activism in the film world. But the recovery of this document is more than suggestive of a desire, if not an attempt, to project herself beyond the sphere of acting into that of creative writing. It is just a small trace, but one that hints at the submerged history that lies beneath the factual history of the films that were made, distributed and seen – a more subtle, almost entirely inaccessible history of desire, history of projects that never came to fruition, history of hopes and ambitions that for sure, to quote Guy Debord, would have made cinema very different from what it has been.
ALCUNE DELLE IMMAGINI
PROIETTATE
DURANTE LA CONFERENZA
Fonte: Archivio Pezzaglia-Greco
|
La proiezione del filmato ricavato dai frammenti di pellicola in Archivio |
L'aula
SITOGRAFIA
PAOLINA IN INTERNET
Internet è lo strumento più immediato e universale per diffondere informazioni, e sulla immensa rete, oltre a questo esclusivo Archivio, trovano posto siti che non ignorano l'esistenza di Paolina, le cui tracce affiorano