sabato 10 dicembre 2011

18 - POCHI ANNI FELICI


 

La vita non ha concesso
che pochi anni di felicità ad Antonio Paolina.

Lavoravano insieme, vivevano a stretto contatto, ma questo nell'ambiente teatrale si verificava spesso, essendo a quei tempi l'arte scenica un'impresa a carattere soprattutto familiare.


Una fortuna, perché la scadenza del loro tempo era vicina, molto vicina.

Non sappiamo se il loro rapporto fosse del tutto sereno,
 sicuramente qualche screzio non sarà mancato, 
e non è difficile immaginare
Antonio, sempre professionalmente in sott'ordine rispetto a Paolina,
 inquieto per non essere mai lui il primo attore...
E un attore, per quanto innamorato, conserva pur sempre
il suo orgoglioso temperamento!
Ma l'album di Paolina e Antonio ci dà solo belle notizie, anche se tra le sue pagine, non più attaccati, ma sciolti, quasi a rifiutarli, troviamo pure ritagli di articoli che parlano degli ultimi giorni e della morte di un giovane attore...





1909:
Filippo Tommaso Marinetti pubblica sulla prima pagina del quotidiano
Le Figaro il suo Manifesto del Futurismo.
Robert E. Peary raggiunge il Polo Nord.
Parte il Giro d'Italia n° 1.
Nascono Rita Levi-Montalcini e Clara Calamai,
titolare del primo seno nudo italiano sullo schermo.
Muoiono Joe Petrosino e Cesare Lombroso,
investigatori dagli stili assai diversi...

1910:
perdiamo Mark Twain (vedi foto) e Giuseppe Cesare Abba,
ma guadagniamo Mario Tobino ed Ennio Flaiano.
Perdiamo Henri Rousseau ma guadagniamo Pietro Annigoni,
e se se ne va Florence Nightingale da noi arriva Giuseppe Meazza.
La vita compensa sempre... o quasi.

Peschiamo qua e là, appunto, dal 1910, anno di cui, insieme al 1909,
ci restano più testimonianze su stampa di Antonio e Paolina insieme:


* L'ARTE DRAMMATICA, Milano, 11 giugno 1910.
LA PROSA A PAVIA.

Impagabile anche nel genere comico, la Pezzaglia-Greco fu una gentile Josette e una vivacissima Beniamina nella "Piccola cioccolataia", che ottenne questa sera un pieno successo.
Ottimo elemento il Greco, un generico prezioso.


* IL CORRIERE FRIULANO. Gorizia, 28 novembre 1910.
TEATRO DI SOCIETA'
"Il Ladro" di H. Bernstein.

Il teatro del Bernstein, paradossale e innaturale, ha una grande qualità di fronte agli artisti, quella di offrir loro tutte  le occasioni  di far valere davanti agli occhi del pubblico le risorse dell'arte loro.
La signora Paola Pezzaglia-Greco ci si appalesò ieri sera artista finissima nella vesti della strana Maria Luisa Voisin. Per quanto l'autore non si sia curato gran che di mandare pel mondo questa fragile sposina con un corredo di verità umana, la brava attrice che ieri sera avemmo il piacere di ammirare sinceramente, sa infonderle un'anima che vive: soffre ed ama. Specialmente al secondo atto, che è tutto una lunga scena a due, la signora Pezzaglia-Greco ebbe dei momenti felicissimi.
Degli altri attori, la signora Giannini e i signori Patterlini, Greco e Lambertini non potremmo dire che bene.


* IL PICCOLO. Trieste, 20 dicembre 1910.
FENICE.

La sig.ra Pezzaglia-Greco, attrice intelligente e distinta, condivise collo Zannini gli onori della serata.
Bene il Greco.

Il Teatro Fenice di Trieste





* GAZZETTINO POPOLARE. Gorizia, 1 dicembre 1910.
"La figlia di Iorio".

Tanto lo Zannini, come la Paolina Pezzaglia-Greco assursero in molti punti della tragedia a vera grandezza artistica, imponendosi all'ammirazione più incondizionata anche di quelli che di ogni interpretazione vanno a cercare, come si suol dire, il pelo nell'uovo. Gli applausi scroscianti ed unanimi e la molte chiamate dopo ogni fine d'atto furono per lo Zannini e la Pezzaglia-Greco il più meritato dei guiderdoni.
Anche gli altri artisti tutti cooperarono all'ottima recitazione complessiva; così la Giannini, l'U. Patterlini, l'A. Greco ecc. ecc.

* Zara, 15 ottobre 1910.

La signora P. Pezzaglia-Greco fu una Beniamina (la piccola cioccolataia) adorabile: e recitarono con bell'affiatamento e perfetta "vis comica" i signori Menichelli, Lambertini, Greco, e Patterlini.
Quanto prima serata d'onore della bravissima prima attrice signora Paolina Pezzaglia-Greco.


     Antonio e Paolina insieme sulla scena

Il povero Antonio citato sempre nel gruppo, gregario di un capitano femmina e moglie.
Ma erano insieme, questo importava, e certo non potevano sapere che 
vi sarebbero rimasti per poco, pochissimo tempo ancora...
A parte il fatto che anche il bravo Antonio si era guadagnato parole tutte sue di vero encomio:


* LA SCENA DI PROSA. 1908.

Lunedì Dina Galli si beneficò con "La signorina Josette mia moglie". Mi dicono che, nel primo ed ultimo atto, si fece molto notare il giovanissimo Greco nella parte Joe Jackson, tanto da meritare i complimenti dei compagni e del capocomico.


* IL DOVERE. Savona, 12 maggio 1909.

Si distingue tra i migliori il Greco, spiritoso e geniale.


* IL LAVORO. Oneglia, 1910.

Il Greco non è nuovo fra noi; nel breve tempo che lo separa dalla sua prima venuta ad Oneglia egli ha superato le incertezze ed ha corretto le piccole mende del principiante.
E' studioso e lo studio suo fu proficuo, si presentò sotto la veste del Serparo e i confronti che il pubblico fece tra lui e il Butera, che incarnò magistralmente per la prima volta ad Oneglia la parte del Serparo, furono per il Greco lusinghieri.


* CORRIERE DELL'ADDA. Lodi, 8 giugno 1911.

Il Greco è un artista prezioso: uno di quei generici che sono tesori per le compagnie, di quelli cioè che riescono bene in tutti i ruoli più disparati. Lo abbiamo visto meraviglioso in Mastro Pietro nel "Vagabondo", correttissimo dicitore nella parte di Strozzi nel "Cardinale", comicissimo nella parte di Ernesto in "Frutto acerbo".

Antonio Greco (secondo da sinistra), diciassettenne, in una scena teatrale del 1901. Questa foto ingenera un dubbio: se l'attrice a lui vicino fosse la quindicenne Paolina, la loro conoscenza si sposterebbe molto più indietro di quanto supposto. La cosa è ancora in fase di studio.





















*IL CITTADINO. Lodi, 10 giugno 1911.

Ed una parola di lode va pure tributata al Greco, un caratterista come se ne trovano pochi, che possiede alla perfezione l'arte di truccarsi, sì da rendersi assolutamente irriconoscibile di sera in sera, dalla comicità contenuta, sorretta solitamente da un'encomiabile sicurezza nella propria parte. Il che non costituisce una virtù troppo frequente!


* IL FANFULLA. Lodi, 10 giugno 1911.

Simpatico ed efficace artista è il Greco. Ottimo e sicuro in tutte le parti, quando piange e commuove e quando ride e fa ridere. E' il Greco un artista che farà molta strada, tanto più che alle doti naturali unisce una volontà ferrea ed assume con impegno le parti che gli vengono affidate.

Poca strada invece, per Antonio: solo ancora due anni di vita...


* LA SCENA DI PROSA. Milano, 15 marzo 1912.

Ottimo, ottimo veramente il Greco. Dicemmo bene quando affermammo che il Renzi in lui ha fatto un prezioso acquisto.


Un solo anno...

Quanto al prezioso acquisto del Renzi...
Meglio leggere il prossimo capitolo.
E soprattutto il seguente eBook gratuito
(raccomandatissimo):



Sintesi di lancio:

C'è sempre un Renzi nella vita di ognuno. E c'è sempre un Antonio che può asfaltarlo. Il mondo teatrale dei primi del Novecento appare meno distante dal nostro mondo di quanto si pensi: le Compagnie spesso erano condotte in maniera dittatoriale da capocomici che facevano il bello e il brutto tempo manovrando gli attori, utilizzandoli e liberandosene con l'atroce velocità di un precariato selvaggio. Gli attori, come palle da biliardo, carambolavano da una Compagnia all'altra, conducendo una vita nomade e stentata, le cui sole luci della ribalta costituivano brevi momenti di gloria. Applausi. Inchini. Poi correre. E imparare a mente centinaia di copioni, perché ogni sera si recitava una commedia diversa, e provare, riprovare, costumi, trucchi, parrucche, barbe, gelosie, ripicche, pianti, sorrisi, a volte amori. Questa era la vita di Antonio Greco, che sulla sua strada incontrò un uomo molto generoso, all'apparenza. Il Renzi. Uno che della bontà aveva fatto la propria maschera, ma che un giorno se la tolse, facendo ricordare ad Antonio che lui, torinese, aveva origini meridionali, e conseguente carattere. Sull'orlo della morte, a 28 anni, Antonio alzò la testa, prese la schiacciasassi del proprio orgoglio e asfaltò ben bene quel "generoso" tiranno, poi cercò di sopravvivere al gesto sublime, ma ci riuscì solo per qualche mese, come una povera ape che ha perso il pungiglione. Ma si sa che il pungiglione resta conficcato nella pelle di chi ne è trafitto, e continua a esercitare la propria azione. A volte anche con una scioccante biografia anafilattica. Ecco, questa è la storia di ANTONIO CHE ASFALTÒ RENZI, narrata dal nipote Gianni Greco, nato trent'anni dopo la sua morte.


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